Il mulino e il legno.

Il mulino di Bobbio Pellice e il legno. Forse, in altre occasioni, vi avrò già raccontato qualcosa della Val Pellice e questa volta vi parlo del mulino di Bobbio Pellice un bellissimo esempio di restauro. Ho imparato ad amare la cultura e le tradizioni, già leggendo i racconti di Laura Trossarelli e poi di domenica in domenica, stagione in stagione, girando per boschi e paesini. E’ encomiabile la cura dei valligiani per il territorio  della Val Pellice.

WP_20160828_10_28_58_ProUna zona  ricca di noceti, castagni, faggi, betulle e più su le conifere. Il legno, ieri come oggi, viene utilizzato per il riscaldamento, per la costruzione di arredi e per l’edilizia. E’ ancora possibile vedere delle vecchie case con balconi, scale, loggiati  fatti con legno di castagno.
WP_20160828_10_28_44_ProIn occasione di una festività, il mulino di Bobbio è stato aperto al pubblico e la sua ruota messa in funzione. Con un lavoro durato diversi anni, la struttura a “moulin a roudoun” e tutti i suoi macchinari sono stati restaurati e in alcuni casi rifatti completamente.    WP_20160828_10_29_14_ProLa Val Pellice è chiamata “La valle della libertà”, il suo popolo ha dovuto lottare per il riconoscimento del suo status religioso, culturale e politico. L’isolamento impostogli, ha fatto si che i valligiani raggiungessero un’autonomia quasi totale. Nei mulini venivano macinati segala, frumento e grano saraceno. Quando si poteva venivano scambiati in pianura con il mais, difficile da coltivare in montagna.WP_20160828_10_27_55_ProSulle pareti che ricoprono gli ingranaggi sono ancora visibili le incisioni fatte dal mugnaio che riportava pesi, quantità dei sacchi di granaglie e nomi dei proprietari. Appunti senza tempo.WP_20160828_10_29_34_ProDurante la pulizia del mulino, sono state ritrovate delle stampe antiche ancora in buono stato. Fogli di giornali, locandine pubblicitarie dell’ “Illustrazione Popolare”.WP_20160828_10_30_27_ProRicordi di un modo di vivere semplice, dove il meteo regolava, ritmi e abitudini, fortune e fatiche. Un tempo, dove si mangiava a colazione polenta e latte freddo o burro,  latte e frumento macinato; a pranzo patate e formaggio, od ortaggi e uova;  la  sera polenta o minestre fagioli. Nelle festività e nei momenti spuntavano sulle tavole i ricchi sanguinacci,WP_20160828_10_29_54_ProIl legno faceva da padrone anche sulle tavole; taglieri , vassoi per la polenta, piatti, cucchiai, setacci per la farina e tanto altro, possibilmente di legno di faggio.WP_20160828_10_30_03_ProIl grande setaccio del mulino.
WP_20160828_10_30_41_ProWP_20160828_10_30_10_ProBelle stampe che facevano sicuramente sognare le signore della valle.WP_20160828_10_30_16_ProI sacchi dove, dopo l’articolata lavorazione, finivano le farine.WP_20160828_10_32_07_ProUn sacco contenitore delle granaglie.WP_20160828_10_30_36_ProIl mulino di legno ora non viene più utilizzato, la sua pala mossa dall’acqua del canale gira ancora ma solo in occasioni speciali. Al posto del mugnaio ho trovato un solerte e gentile cicerone, i sacchi sono vuoti e le macine ferme. Mi sono fermata un attimo ….e per magia tutto ha ricominciato a vivere come non tanti anni fa. Basta sognare un pò.

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