THE FIFE

THE FIFE.

In ricordo del maestro Giovanni.

The Fife. Slow March …..brano musicale composto dal maestro Giovanni Votta.

La mia scultura nata da un salice piangente che ha deciso d’arrendersi. Da un sentimento di rispetto ed ammirazione che provo per le persone che mi hanno guidata nella scelta e nell’esecuzione dell’opera.

La bella e maestosa pianta non ha retto a mesi di siccità. Giorno dopo giorno le sue foglie ingiallivano fino a cadere copiosamente a terra. Rimaneva il tronco con i suoi rami secchi a rattristare l’animo per il suo destino. Così un giorno la sua padrona mi ha chiesto cosa poteva farne. Sono nati così sei modellini in plastilina, uno diverso dall’altro, ma con un unico denominatore comune: la musica e Giovanni.

Non ho mai lavorato il legno di salice, quindi non so come comportarmi. Ma come al solito ho dei buoni consiglieri che prontamente mi danno due dritte. Il tronco non è dei più dritti ed in più è infestato da tarme, forbici e tanti altri insetti. Inizio a togliere il “problema tarme” con iniezioni di veleno. La corteccia alla base e nella parte posteriore del tronco è completamente staccata e quindi va rimossa risolvendo anche il problema dei nidi di forbice. Ora le superfici sono libere da impedimenti. Posso iniziare il lavoro del The Fife.

 

Mi aiuto con il disegno del progetto in scala e con il modellino in plastilina.

 

 

 

Traccio sul tronco il disegno programmato e con l’ausilio della motosega inizio a far uscire le fasce per il pentagramma.

Dico che questa scultura è stata fatta a sei mani e tre cuori: da me, dalla signora Votta con i suoi interventi  e con Giovanni che ci dava la forza d’affrontare le difficoltà. Per me è stata una sfida alla scultura e un dono ad una persona di cui la mia famiglia serba un buon ricordo. Susanna ha scritto fedelmente sul tronco, le note del The Fife che poi io ho scolpito ed inciso. Successivamente, sempre lei, le ha scurite con la rolla tinta noce.  Poi è arrivata, per me, la parte più difficoltosa: la scultura della mano. Non ne avevo mai fatta una di quelle dimensioni e con tutti i particolari. Da notare l’impalcatura “semi-professionale” sulla quale ho lavorato. Comoda e versatile direi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E alla fine la mano ha preso forma, non è perfetta ma verosimile. Poi stuccature nelle crepe che andavano via via formandosi, ritocchi ad imperfezioni, levigatura e finitura.

Ultima fase, inserire la bacchetta. E poi il libero sfogo alle emozioni.

Giovanni è stato con noi.